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Gabbie di sguardi: gli stereotipi di genere nella comunicazione – atti del convegno 3

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Gabbie di sguardi: gli stereotipi di genere nella comunicazione

Intervento di Barbara Servidori
Associazione Hamelin

Il secondo intervento è quello dell’associazione Hamelin, rappresentata da Barbara Servidori.
Hamelin  è l’associazione culturale che a Bologna si occupa di promozione culturale con una  vocazione pedagogica e si rivolge a bambini, adolescenti e adulti  utilizzando la letteratura, il fumetto, l’illustrazione e il cinema.
Hamelin elabora strategie di promozione della lettura per bambini e ragazzi, con un’attenzione particolare per l’età adolescenziale attraverso percorsi di lettura per classi elementari, medie e superiori, guide bibliografiche a tema, corsi di aggiornamento per bibliotecari, insegnanti di scuole medie e superiori.
L’universo del visivo, e soprattutto del fumetto e dell’illustrazione, è l’altro campo di azione privilegiata dell’Associazione che attraverso laboratori di fumetto per le scuole, incontri con ragazze e ragazzi, corsi di aggiornamento per insegnanti, mostre didattiche, esposizioni per promuovere giovani artisti, si propone di educare piccoli e grandi ad “un certo sguardo”.
Hamelin è anche responsabile del Festival internazionale del fumetto Bilbolbul, giunto alla sua quarta edizione.
In particolare, Barbara Servidori ha presentato l’ultimo numero della rivista “Questioni di genere” dell’Associazione Culturale Hamelin, che propone una serie di riflessioni e di proposte bibliografiche sul tema, nell’ambito dell’immaginario e della letteratura per ragazzi.
Nel suo intervento Barbara Servidori ha più volte sottolineato come dagli articoli pubblicati nell’ultimo numero della rivista, emerga come, nella produzione letteraria contemporanea per ragazzi, un’assoluta mancanza di modelli femminili complessi e diversificati, spiegando l’assenza di personaggi femminili avventurosi, coraggiosi, controcorrente che mettano in discussione il modello culturale imperante. Questo aspetto rappresenta una rottura con il recente passato in cui figure femminili variegate e articolate erano ancora presenti a lottare contro un appiattimento che oggi sembra ridurre i personaggi femminili narrati a soggetti livellati, la cui ossessione costante sembra essere solo l’attenzione all’abbigliamento, al gossip e all’omologazione, impedendo così di far emergere una qualsiasi forma di unicità nel personaggio rappresentato. Sembra, sottolinea Barbara Servidori, che sia il pubblico stesso a richiedere questo tipo di rappresentazione e che il mercato si adatti fornendo il prodotto richiesto. Si pone allora un interessante interrogativo, analizzato nell’articolo di Giordana Piccinini, su quale sia oggi lo statuto dell’autore che scrive storie per ragazze e ragazzi? L’autore deve andare nella direzione di ciò che il mercato gli richiede? La sua funzione è solo quella di rassicurare rafforzando i modelli imperanti del pubblico che lo legge?

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